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Quell’irritante sensazione di abbandono lungo la Pista ciclopedonale

Ignorata la manutenzione ordinaria, le ortiche invadono il percorso durante le vacanze istituzionali

Come da alcuni anni a questa parte, tanti tra chi per scelta o per necessità ha trascorso l’estate in Valle Olona, hanno trovato nella Pista ciclopedonale un rifugio dal caldo o dalla monotonia di certe giornate estive. O almeno, avrebbero voluto trovare, perché chi in vacanza ci è andato di loro non si è proprio curato, nonostante la responsabilità istituzionale di farlo.

Ormai totalmente ignorata nella manutenzione ordinaria e straordinaria, fatto salvo rare eccezioni, il tracciato da Castellanza a Castiglione Olona è infatti ormai diventato qualcosa di molto vicino a percorso a ostacoli, lasciando una sgradevole sensazione di abbandono.

Alle vergogne ormai croniche di un fondo in tanti punti al limite del praticabile, alla staccionata pericolante se non crollata del tutto, anche dove sistemata non più di un anno fa, si è aggiunto ora l’abbandono totale nell’operazione di manutenzione più semplice, il taglio dell’erba.

Risultato: chilometri e chilometri di pista ciclabile ormai invasi dalla vegetazione, con il passaggio in tanti punti ridotto a una sorta di senso unico alternato. Potrebbe anche apparire una problema non rilevante in un contesto naturale quale la Pista ciclopedonale della Valle Olona. Il punto di vista cambia però drasticamente considerando come buona parte di questa vegetazione sia formata da ortiche. In pratica, un’opera simbolo della Valle Olona è stata lasciata diventare una sorta di percorso di guerra, un simbolo dell’inefficienza istituzionale degli ultimi tempi, irritante sotto ogni punto di vista. Emotivo prima di tutto, ma soprattutto fisico.

Ad aumentare ancora di più il senso di inadeguatezza delle istituzioni, un paio di semplici osservazioni. Prima di tutto, le condizioni pressoché perfette nelle quali viene mantenuto il tratto tra Fagnano Olona e Gorla Maggiore intorno a Calipolis, segnale evidente di come sia possibile difendere un investimento e tutelare la dignità del territorio.

Soprattutto però, la perfetta conoscenza del problema da parte delle Amministrazioni, locali e provinciale, e la altrettanta indifferenza. Se infatti è risaputo come la prima competenza sia della Provincia di Varese, è altrettanto vero che il percorso attraversa per pochi chilometri ogni Comune. Se per qualche ragione la prima fa finta di niente, nessuno impedisce ai secondi di provvedere.

Secondo accordi mai formalizzati, quindi non totalmente dimostrabili se non sulla dignità di chi li la annunciati a suo tempo, la Provincia si era fatta carico di due interventi annuali. Da parte loro, i Comuni avrebbero provveduto a ulteriori tagli a seconda delle esigenze.

Al già poco edificante quadro, non si può fare a meno di aggiungere un ulteriore motivo di irritazione, questa volta per niente legato alle ortiche. Anche con la complicità di alcuni media, lo scorso luglio è stata annunciata con una certa enfasi l’intenzione della Provincia di intervenire a seguito di una serie di segnalazioni.

Fermo restando la perplessità di un Ente che decide di intervenire su un’infrastruttura di propria competenza da anni solo dopo una serie di segnalazioni e solo dopo aver di gran lunga superato il livello della decenza, difficile essere soddisfati della programmazione dell’intervento per settembre. Due mesi dopo l’annuncio, lasciando ulteriori sessanta giorni alla natura per mostrare i muscoli, e soprattutto casualmente a ridosso delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Provinciale. Con buona probabilità, il vero e unico obiettivo di un intervento venduto come risposta ai cittadini e cura del territorio.

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