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La gara nociva per il varesotto è quella dell’egoismo, non il Mondiale

Le proteste per l’evento internazioanale di ciclismo si scontrano con gli sforzi per il rilancio del territorio

A volte, alcuni piccoli fatti, all’apparenza trascurabili, sono invece importanti indicatori del livello di maturità, e di civiltà, di una zona. Uno interessante è legato a una lettera inviata da un lettore a La Prealpina e pubblicata sul numero in edicola il 31 agosto.

Proprio in questi giorni, intorno a Varese si sta svolgendo una delle manifestazioni di maggiore richiamo degli ultimi anni, il Campionato mondiale di Gran Fondo di ciclismo. Tre giorni sul finire dell’ultima settimana tranquilla dell’estate, dedicata a ospitare una manifestazione sportiva.

Da diverso tempo, diverse Amministrazioni e Organizzazioni locali collaborano puntando proprio sullo sport per rilanciare l’economia del territorio. L’impegno bisogna riconoscere è tanto, e i risultati non sono mancati. Oltre alla tradizione storica del ciclismo, anche il canottaggio sta ripagando gli sforzi profusi, senza dimenticare i vantaggi legati all’immagine complessiva di un territorio adatto al turismo ma storicamente votato in tutt’altra direzione segnata dall’industria e ora impegnato in una tanto difficile quanto necessaria svolta.

Industria e turismo però, presentano esigenze diverse. Infrastrutture e libertà di impresa da una parte, organizzazione e accoglienza dall’altra. In particolare, questo significa anche regolare diversamente l’utilizzo di alcune infrastrutture, a volte con scelte obbligate.

Proprio da qui parte lo spunto del lettore del quotidiano varesino. Come qualsiasi altra manifestazione ciclistica, anche un Campionato mondiale di Gran Fondo comporta la chiusura di alcune strade per alcune ore. Situazione non certo rara, in un territorio dove ogni domenica si disputano gare. Naturalmente, tanto più è importante l’evento, tanto maggiore sarà la necessità di limitare il traffico.

In totale comunque si parla sempre di ore, un sacrificio minimo di fronte ai potenziali benefici di una promozione locale efficace e il ritorno in termini di immagine subito e di indotto sugli operatori del settore dopo, per arrivare rapidamente a potenziali opportunità di lavoro.

Poche ore quindi, ma sempre troppe quando di mezzo ci sono insofferenza a prescindere e una visione che non va oltre il proprio uscio di casa. Al punto da considerare inaccettabile una serie di eventi tale da comportare la chiusura di alcune strade addirittura per quattro-cinque volte all’anno, definendola “una cosa che si verifica spesso e poco volentieri per chi la subisce”.

Esattamente il pensiero che meglio di ogni altra cosa riassume il vero pericolo per il futuro del varesotto. Non solo difficoltà economiche, litigi politici o crisi del volontariato. La minaccia arriva da egoismo e incapacità di accettare la realtà anche da un punto di vista che non sia il proprio e almeno per una volta provare a cercare l’interesse personale solo come conseguenza di quello collettivo.

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