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Undici anni dopo, Pedemontana ci riprova

Realizzata finora una parte minima del tracciato di Pedemontana. Fallito l’obiettivo Expo, ora si punta alle Olimpiadi, soldi permettendo

Anche per l’opera pubblica più complessa, undici anni è un tempo abbastanza lungo per pensare qualcosa sia andato storto. Nel caso di Autostrada Pedemontana Lombarda, si può ormai andare anche oltre, Se non ancora proprio di fallimento, sicuramente di gran brutta figura. Non poco per una regione sempre pronta a vantare la propria efficienza.

Eppure Pedemontana riesce a racchiudere nei pochi, esageratamente costosi e relativamente utili chilometri realizzati in questi undici anni, quanto di peggio potesse mettere in campo la politica lombarda.

Dopo la grande inaugurazione dell’8 febbraio 2010, il progetto ultradecennale sembrava finalmente a prendere veramente forma. In effetti per i primi tempi, tutto era andato per il meglio. La prima tratta Cassano Magnago- Lomazzo ha rispettato la tabella di marcia.

Subito dopo però, sono iniziati i problemi. Pur tra diversi ostacoli, si è comunque riusciti ad arrivare al raccordo di Lentate sul Seveso, I problemi tuttavia, erano ormai evidenti.

A partire dal bizzarro modello economico, dove le tratte successive si sarebbero dovute finanziare con gli introiti dei pedaggi sulla prima. In teoria, avrebbe anche potuto funzionare. Peccato si sia trascurato il fatto di come meno gente del previsto, molta meno, fosse poco disposta a pagare cifre fuori mercato per percorrere un’autostrada dai vantaggi decisamente limitati a causa della ridotta estensione.

Passaggio politici, storie tipicamente italiane hanno contribuito a cambiare l’aria intorno all’opera, abbandonandola senza a sé stessa senza troppo pensarci non appena scorte le prime difficoltà.

La sensazione emergente è di una situazione ormai troppo intricata per essere risolta a breve. Scongiurata, anche se difficilmente si ammetterà, la possibilità di procedere senza un intervento pubblico, e relative polemiche degli avvoltoi di turno schierati da tempo, la soluzione non sembra facile.

Come ha però riferito La Prealpina nei giorni scorsi, una svolta è ancora possibile. L’originale consorzio di imprese raccolto sotto le insegne di Pedelombarda ha lasciato il passo a un altro gruppo, WeBuild.  Visti i precedenti, non abbastanza per essere ottimisti.

In realtà, qualche cosa potrebbe muoversi. Intanto, si tratta dello stesso Gruppo di riferimento tra l’altro del recente Ponte San Giorgio di Genova e della M4 di Milano alle ultime fasi. L’offerta di 1,26 miliardi è stata giudicata la migliore, e la scadenza prevista per le Olimpiadi 2026, realistica.

Resta il dettaglio non trascurabile di recuperare la cifra indicata. Al momento, tutto è nelle mani di un altro bando, questa volta rivolto proprio a ottenere i finanziamenti. Il problema, non è il primo.

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