Storia – Castellanza

Il Comune di Castellanza si è costituito il 1 maggio 1869 dalla fusione dei comuni di Castellanza e Castegnate, in rappresentanza delle rispettive comunità.

Il comune si fregia del titolo di città, concesso con decreto del Presidente della Repubblica in data 4 gennaio 1974.

L’origine di Castegnate è certamente celtica, come testimonia il nome. La transizione tra il celtismo e la romanità è testimoniata dai resti di una necropoli con reperti ascrivibili a un’epoca compresa tra il I secolo a.C. e il I secolo. Reperti di epoca romana (ancora del I secolo) indicano la presenza nel territorio di Castegnate di un insediamento rurale, probabilmente gravitante intorno a un nucleo più importante, probabilmente un vicus romano a Legnano.

Castegnate per prima compare nei documenti storici, a partire dal 1045. Esse risalgono a un documento firmato da Enrico III del Sacro Romano Impero che conferma ai monaci di S. Dionigi il possesso di vari territori, tra cui quello di Castegnate appunto.

Castellanza invece non nasce come rifugio di una stabile comunità ma come una fortificazione costruita nelle campagne ad opera di nobili e vescovi al fine di fronteggiare gli assalti dei barbari attorno al X secolo.

In seguito i De Cuticis, nome poi italianizzato in Cuttica, figurano proprietari dei territori di Castegnate in alcuni trattati di pace firmati tra il 1240 e il 1310 durante la guerra tra i Visconti e i Torriani di cui la famiglia Cuttica, Guelfa, era alleata. Con la vittoria definitiva dei Visconti nel 1314 le proprietà di Castegnate vennero tolte ai Cuttica.

La prima notizia di Castellanza risale al 1361, in una pergamena presso l’archivio di Busto Arsizio relativa a un lascito testamentario di una rendita a un prete che vi risiede.

Nei documenti storici dell’epoca compaiono due località, oggi scomparse, denominate Cogorezio e Sponzano che dalla fine del XIV secolo diventano contrade di Castellanza distinte da Castegnate.

Nel 1572 si ha traccia della visita di San Carlo Borromeo, a Castellanza, facente parte allora della pieve di Busto Arsizio che riporta l’esistenza di cinque chiese: San Giulio, San Simeone, Santo Stefano, San Giorgio e San Bernardo. Nel 1603 gli abitanti adulti di Castellanza erano 475 e la fonte di reddito prevalente era l’agricoltura, frumento e vite.

La peste colpì duramente Castellanza nel 1630 e la cappella dedicata a Santa Liberata testimonia l’avvenuta liberazione dall’epidemia. La cappella sorge in Castegnate in un terreno già di proprietà dei marchesi Daverio che contribuirono anche a finanziarne la costruzione.

Nel 1691 il feudo di Castegnate venne venduto dai governatori spagnoli a Simone Daverio, sposato con Angela Cuttica. Nel 1753 Giovanni Battista Daverio dovette però rinunciare al fondo che venne poi rivenduto a Francesco Guaita nel 1755.

Sempre nel 1691 Castellanza venne acquistata da Giovanni Battista Crivelli e al termine della discendenza del feudo venne investito, nel 1748, il marchese Carlo Cornaggia.

A metà del XIX secolo sorge il cotonificio Cantoni, si insedia la industria meccanica Pomini e viene edificata la villa Carminati-Brambilla ora sede municipale.

Nel XX secolo e in particolare nel secondo dopoguerra le attività industriali si moltiplicano, richiamando manodopera anche dai paesi confinanti e non solo, con l’insediamento dell’industria chimica Montedison.

L’Università e gli edifici storici industriali
Il 14 ottobre 1991 nell’area dell’ex-cotonificio Cantoni viene fondata l’Università Carlo Cattaneo, promossa dall’Unione Industriali della Provincia di Varese

Caratteristica per il recupero di edifici storici industriali è la LIUC, (Università Carlo Cattaneo), che ha riutilizzato gli edifici dell’ex-Filatura Cantoni, in un’area coperta di 68.000 mq, ed occupa anche un vasto e ameno parco aperto al pubblico di 26.000 mq nel cuore della città.

L’intervento di recupero di edifici industriali dismessi che si affacciano lungo il fiume Olona, è ancora in corso nell’ambito di un programma di riqualificazione del lungofiume; tale programma ha avuto nuovo impulso dall’ex-sindaco Livio Frigoli nella seconda metà degli anni ’90.

Museo Enzo Pagani
Parco/museo di arte moderna e contemporanea di ineguagliabile bellezza, in una cornice naturale di boschi difficile da trovare nelle immediate vicinanze di Milano.

Le centinaia di opere esposte all’aria aperta deliziano il visitatore anche per la simultaneità del contatto con la natura.

Il museo internazionale di arte moderna venne inaugurato nel 1965.

Futurismo, dadaismo e surrealismo sono rappresentati da opere quali le sculture in marmo di Jean Arp e di Alexander Arcipenko; i mosaici di Nadia e Fernand Leger, Gaston Chaissac, Sonia Delaunay, Man Ray, Ettore Falchi, Hans Richter; le sculture in legno, bronzo, acciaio, marmo di Jan Koblasa, Andrè Bloc, Christian Peschke, Mimuro Miizuma, Haruhiko Uasuda, Tomori Toyofuku, e ancora, opere di Messina, Pomodoro, Tavernari, Veronesi e dello stesso fondatore Enzo Pagani.

Frazioni
Castellanza è una città singolare per non avere un vero e proprio ‘centro’ in quanto nata per riunione di due borghi, Castellanza e Castegnate, di dimensioni non molto diverse e ciascuno dotato di un proprio centro. Fa inoltre parte del territorio comunale una porzione dell’insediamento denominato Buon Gesù.

Castegnate
Il quartiere di Castellanza ad est del fiume Olona, che in dialetto locale viene indicato come “In giò”. Dalla fusione dei due borghi di Castellanza e Castegnate è nata la realtà comunale attuale e l’unione dei due nuclei che hanno formato la Città è rappresentata nello stemma del comune: un ponte a cavallo del fiume Olona separa la torre (simbolo del borgo di Castellanza) dall’albero di castagno (simbolo del borgo di Castegnate).

Buon Gesù
Il quartiere Buon Gesù, o Cascina del Buon Gesù, è un insediamento al confine dei comuni di Busto Arsizio, Castellanza e Olgiate Olona, lungo la Strada Statale 33 del Sempione. Ha la ‘sfortuna’ di essere frazione di tutti e tre i comuni. Intorno al ‘600 il suo nome era “Cascina Selva Longa”, nel’800 nota come “Cascina delle Corde”, poi “Cascina Cagnoela”.

Celso Costantini