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Vade retro bicicletta, a scuola si va sfoggiando l’automobile

Una proposta per invitare gli studenti ad andare a scuola in bicicletta provoca l’immancabile serie di reazioni isteriche

Toccate tutto, ma non la machina. Ancora peggio, quando in macchina si portano i bambini a scuola. Meglio ancora, quando non ci sarebbe alcuna necessità.

Questo in estrema sintesi il triste messaggio emerso in un gruppo Facebook di un paese della Valle Olona, uno di quelli dove tanti sempre pronti a dirsene di ogni colore e giudicarsi a vicenda improvvisamente trovano una squallida comunione d’intenti nel difendere un’abitudine tanto inutile quanto dannosa. Per i propri figli prima di tutto.

Tutto nasce da un articolo pubblicato su La Prealpina, dove l’Assessore di Cairate osa proporre un progetto per migliorare la mobilità in paese e la salute dei più giovani ma non solo. Per alcuni, in modo tanto rivoluzionario quanto provocatorio: andando a scuola in bicicletta. Con tanto di appoggio dell’opposizione.

Apriti cielo. Tempo pochi minuti e subito parte a sfida a chi contesta la decisione in favore di pigrizia, e probabile difesa del presunto status symbol di esibire la macchina e accompagnare il pargolo sin sulla soglia della scuola, solo perché è difficile entrare con i SUV in cortile (certamente non perché vietato; si parla di persone alle quali nessuno può osare dire cosa fare).

Al tempo stesso, anche una gara a chi la spara più grossa. O squallida, a seconda dei punti di vista. Di fronte a un’idea perfettamente allineata a quanto avviene di regola nei Paesi vicini, con tanto di inserimento in un progetto più ampio di una certa rilevanza, ignorata la possibilità di avere qualcosa di imparare, la serie di condanne è impietosa.

Al punto da sconfinare presto in reazioni l’isterico, il ridicolo e l’arrogante. Tra le più interessanti si distingue un “E quando piove? Servirebbero Phone nei bagni ed armadietti doppi per cambio abiti per non ammalarsi”. Omicidio della sintassi a parte, viene da chiedersi come facciano da anni in nazioni come Olanda o Danimarca dove andare a scuola in bicicletta è la regola a partire dai sei anni, e da soli, e il clima è giusto appena meno clemente rispetto all’Italia.

Una piccola idea. Munire i bambini di impermeabile fatto come si deve da togliere appena entrati nell’edificio? Esattamente come sa chi la bicicletta la usa regolarmente e non la considera solo un intruso sulla propria strada.

Sempre nel Paese del sole, potrebbe però andare peggio. “E in inverno se nevica, si congelano”. Non sia mai. Viene da rattristirsi al pensiero di persone che da bambini non hanno mai passato pomeriggi a giocare con la neve.

Non manca chi guarda al pratico con la domanda “Ma dove le mettono le bici ?”. Probabilmente gli stessi pronti a lamentarsi di posteggi a più di dieci metri dall’ingresso ovunque vadano e inconsapevoli dell’esistenza di attrezzi come le rastrelliere, dove dieci biciclette occupano meno spazio di una macchina.

Per finire con il sociologo di turno, quello he sa sempre tutto di tutti. “Se il Comune non inizia a prendere atto che la scuola ha bisogno di servizi efficienti e sicuri per i nostri ragazzi, si troverà le scuole vuote”. Resta da capire il collegamento, ma meglio evitare di interagire con soggetti del genere.

Conoscendo l’Italia, tutto probabilmente cadrà nel vuoto. Una decisione coraggiosa e in difesa della salute di tutti alla fine soccomberà sotto il peso di ignoranza ed egoismo.

Intanto, altrove, nei Paesi normali le cose vanno decisamente diversamente. Nel riquadro di sotto, naturalmente.

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