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Come i peggiori incubi, le vasche tornano a minacciare il Pratone

Una variante al PGT di Solbiate Olona riporta di attualità il progetto per trasformare l’area storica in vasche per la raccolta di acque reflue

Sono i peggiori incubi a ripresentarsi all’improvviso, dopo anni di silenzio, proprio nel momento in cui si sperava di averli definitivamente sconfitti. Così, un bel giorno di fine 2018, nel pieno clima di festa, dalle modifiche al PGT, Solbiate Olona vede riaffacciarsi il progetto per la realizzazione di vasche per la raccolta di acque piovane reflue in uno dei punti storici del paese.

Il Prato del Cotonificio, a tanti noto semplicemente come Pratone, rappresenta infatti un luogo simbolo per il paese e per questa parte della Valle Olona. Qualcosa di simile al Parco del Castello di Legano o al Parco Spech di Vedano Olona, o ancora al Castello di Monteruzzo a Castiglione Olona.

Per mezzo secolo sede del mai abbastanza rimpianto Ciclocross di Sobiate, più per gli aspetti sociali rispetto a quelli sportivi, diventato più di recente sede naturale di tanti appuntamenti, di cui Girinvalle è solo il più noto, improvvisamente il Pratone si era visto destinato a una sorta di enorme vasca di laminazione.

Quando sembrava di essere finalmente riusciti a riportare un minimo di ragione, evitando la distruzione di storia, natura e ambiente in un colpo solo, ecco ripresentarsi la volontà di realizzare il progetto, con tanto di variante al PGT.

Dal 2014 a oggi, niente è cambiato nel progetto. Anzi, un cauto ottimismo era indotto dal dirottamente dei lavori di compensazione di Pedemontana da un grande parco in paese proprio all’area del Pratone, con rifacimento della Costa e nuovo percorso vita. Nel caso il progetto fosse realizzato, destinati a essere sommersi, non solo dall’acqua.

Vale quindi la pena di ripercorrere l’analisi del progetto presentata proprio dal Sindaco di Solbiate Olona Luigi Melis in una conferenza stampa di fine febbraio 2015, insieme ai tecnici incaricati. Da quel giorno, l’unico aspetto cambiato è il presunto portavoce di Legambiente, convocato in difesa delle vasche, poche settimane dopo estromesso da Legambiente.Altri articoli sull’argomento

Questo il resconto della conferenza stampa del 27 febbraio 2015.

Per qualche ora, dopo mesi di scambi di battute a distanza sfociati in una improvvisa escalation nei toni del dibattito e soprattutto nel numero di persone coinvolte, e acque si sono finalmente calmate intorno al progetto delle vasche di raccolta delle acque reflue di Solbiate Olona, previsto nel Prato del Cotonificio.

Per la prima volta infatti da quando la questione è stata posta al centro dell’attenzione lo scorso ottobre dal TG Solbiate, è stata convocata una conferenza stampa sull’argomento, superando i precedenti messaggi indiretti, e alla presenza dei tecnici di BMB Ingegneria, lo studio cui è stato affidato il progetto.

Alla luce dei fatti, la situazione non si discosta di molto da come è stata inquadrata nei giorni precedenti. Le perplessità di base legate all’opportunità, al luogo scelto, ai benefici effettivi sulla Valle Olona nel suo insieme e alla copertura economica del progetto restano sostanzialmente intatte. Diversi elementi chiariti faccia a faccia permettono tuttavia di dare forme più precise a ipotesi, accuse e ribattute delle ultime settimane da un punto di vista più formale.

“Voglio chiarire in modo produttivo argomenti di importanza portata oltre la realtà – afferma Lugi Melis, Sindaco di Solbiate Olona -. Intendo fornire indicazioni precise direttamente attraverso i progettisti, in risposta a troppe imprecisioni ripetute da chi non conosce il progetto”.

Per quanto infiocchettata con cura per l’occasione, la sostanza tuttavia non cambia in modo significativo. L’unico aspetto da correggere, sul quale il Sindaco non ha mancato di ritornare più volte, è il riferimento al 2006 solo dal punto di vista normativo, l’impulso iniziale dell’intera vicenda.

“Diversamente da quanto si vuole far credere – puntualizza Melis -, il progetto è molto più attuale, del 2012, e quindi all’avanguardia”. Senza entrare nel merito del fatto che possa bastare una data a rendere innovativo un progetto, i primi dubbi sorgono subito dopo. “E’ stata varato da Ex Assessori – rilancia il Sindaco -, gli stessi che oggi avanzano dubbi attraverso l’opposizione”. Un’affermazione tutta da verificare e al momento non in linea con con quanto appurato.

Al centro dell’attenzione doveva però essere il tanto discusso progetto, con i tecnici chiamati a mostrarne la validità. “L’obiettivo principale, nel rispetto della regolamentazione con scadenza 2016 – spiega Sergio Bavagnoli di BMB Ingegneria -, è raccogliere le acque in eccesso in caso di piogge nella prima vasca, per mandarle in un secondo tempo al collettore”. Di fatto, un tampone in caso di forti piogge per evitare i sovraccaricare l’Olona di acque non trattate.

La vera novità è però un altro aspetto: allo stato attuale, solo questa vasca, la più piccola per intendersi, è da considerare un adempimento di legge. Quella ben più grande, definita di seconda pioggia, è infatti stata presentata come una sorta di intervento lungimirante. Mentre nel primo caso di parla di una capienza di duemila metri cubi destinati comunque al depuratore, nel secondo caso il volume di 15mila metri cubi farà gradualmente ritorno nel fiume senza trattamenti.

Qua sono sorti dettagli nuovi, assenti nel progetto caricato a novembre sul sito Web del Comune. Prima di tutto, è riapparso un filare di albero in prossimità degli attuali pioppi. Come ammesso dagli stessi tecnici tuttavia, si dovrà provvedere a una sostituzione, preliminarmente quindi con un aggravio dei costi stimati inizialmente. Soprattutto, dovrebbe essere questo l’aspetto estetico del progetto. Il vascone viene infatti presentato come laghetto, grazie al fatto di mantenere un livello minimo di almeno 50 centimetri di acqua prelevata a monte dall’Olona.Al riguardo, non è stato fornita alcuna indicazione sulle reali possibilità del fiume di garantire un tale apporto anche nei periodi di magra.

Inoltre, da quanto è emerso in risposta a una domanda precisa, la naturale funzione del prato del Ciclocross come area di spaglio era sconosciuta, al punto che si è prontamente ipotizzata la possibilità di aggiungere una paratia per lasciare comunque una via di fuga alla piena, altrimenti destinata a riversarsi a valle. Aspetto tuttavia in contrasto con la necessità di erigere un argine, che di fatto alzerà l’attuale Pista ciclopedonale, di almeno un paio di metri.

Nel nuovo disegno proposto, fa inoltre la comparsa una serie di camminamenti intorno agli invasi. Premesso che si tratta comunque di accessi indispensabili per la manutenzione e pulizia (aspetti non dettagliati), sono stati presentati come risorse fruibili per il tempo libero. Il desiderio di insistere a oltranza sul concetto di laghetti fatica tuttavia a superare i sospetti legati a un invaso comunque ricoperto da un telo e tutt’altro che sicuro in caso di incidenti per rendere sufficiente una steccionata. Risposte vaghe si sono ottenute anche riguardo ai dubbi su odori e aumento di insetti. Nel primo caso sono stati esclusi, anche se non è chiaro come, visto che in ogni caso si tratta di laminare acque si scarico, mentre nel secondo si è sottolineato come zanzare e affini siano già presenti.

Una cosa invece è sicura. Alla fine di qualche giro di parole di troppo, è emerso come non si possa in alcun modo parlare di fitodepurazione. La giustificazione finale, la mancanza di un’area abbastanza vasta per coprire il fabbisogno solbiatese. Nonostante il Sindaco Melis abbia garantito anche l’appoggio del G.S.Solbiatese, affermare inoltre che i camminamenti non comprometteranno in alcun modo un eventuale ritorno del Ciclocross, appare nella migliore delle ipotesi azzardato. A parte i discorsi legati all’opportunità di disputare una gara di biciclette a oltre quattro metri di altezza dal fondo di un invaso, sul fronte tecnico il confronto è decisamente improponibile.

Ulteriori perplessità sono emerse sul presunto aspetto naturalistico. Il fondo delle vasche sarà di fatto un telo (solo per la più piccola è prevista una base in cemento), sul quale non è stata esclusa la possibilità di assistere alla crescita di vegetazione spontanea. L’affermazione appare in contrasto con la necessità dei vegetali di affondare radici nel terreno, quindi al di sotto del telo.

Resta comunque un aspetto cruciale da risolvere, potenzialmente in grado di scrivere la parola fine. L’aspetto economico è infatti tutto da valutare. Preso atto come ben difficilmente Solbiate Olona potrà provvedere con risorse proprie a recuperare almeno 1,4 milioni di euro, è stata mostrata grande fiducia nella Regione Lombardia, attraverso i Contratti di Fiume, piuttosto che a livello provinciale con Ato. Ipotesi comunque sulle quali non esiste alcun riferimento certo. Più ardua appare la strada dei Plis.

Al di là dei toni poco moderati assunti in tante circostanze recenti, tutto questo sembrerebbe abbastanza per affrontare un confronto diretto con chi realmente interessato al progetto. Da una parte, “Resta un progetto preliminare, se ci sono osservazioni sensate siamo pronti a recepirle, ma non quelle viste finora, frutto di pancia – afferma Melis -. Si è parlato troppo di cose che non sono state lette, solo per creare confusione”. Dall’altra, alla domanda secca sulla disponibilità per un incontro pubblico, la risposta altrettanto secca attesa è stata sostituita da un giro di parole incentrato alla disponibilità ad ascoltare, ma in contesti ristretti.

In definitiva, la sensazione è di un progetto dove i punti deboli presentati dagli oppositori restano invariati, mentre si accentua la volontà di aggrapparsi al minimo passo falso per imporlo al centro dell’attenzione e provare a mettere in secondo piano ogni altro spunto di dibattito. Quella che invece resta ben viva è la rabbia nei confronti del dissenso che continua a montare su Facebook (o meglio, face book come è stato scritto più volte nel comunicato stampa), prendendo a pretesto due persone iscritte anche se su posizioni diverse (libere di rimuoversi in ogni momento nel pieno rispetto delle regole del social network), per ignorare le richieste degli altri settecento e passa. “Confermo che si tratta di imbroglioni informatici, mentre noi ragioniamo su dati di fatto – conclude Melis -. Costruire opere del genere va a beneficio di tutti e anzi siamo di esempio agli altri Comuni. Le critiche sono cresciute solo perchè fatte senza conoscere il progetto”.

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