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Dopo quattro anni di ripicche, la Provincia ci riprova

Nonostante la soddisfazione personale, difficile valutare come positivo l’operato di Gunnar Vincenzi

L’elezione indiretta ha portato le Provincie al di fuori dell’attenzione mediatica. Insieme al drastico ridimensionamento delle mansioni, le ha inoltre rese molto meno determinanti sul fronte amministrativo. Per la politica locale però, resta un banco di prova importante, e pur sempre una vetrina. Questo si è potuto vedere quattro anni fa, quando l’elezione di Gunnar Vincenzi ha offerto al PD l’occasione per proclami ben oltre la reale portata dell’evento, pur considerando il ritorno al governo locale dopo decenni.

Oggi, la situazione si ripresenta. Concluso il mandato, candidati e liste composte esclusivamente da amministratori locali si giocano il governo per i prossimi quattro anni. È quindi il momento giusto per capire come sono andate le cose in questo primo quadrienno del nuovo ordinamento.

Piuttosto male, verrebbe da dire. Nonostante le oggettive difficoltà e i mezzi decisamente limitati, difficile inquadrare come successo la recente gestione della Provincia di Varese. Il Presidente uscente Vincenzi non ha fatto molto per evitare di lasciare l’immagine di chi ha voluto combattere una sorta di battaglia personale e poco più.

A parte l’ordinaria amministrazione strettamente indispensabile (manutenzione minima delle poche strade rimaste di competenza, interventi sui Centri di Formazione Professionale), di Vincenzi si è sentito parlare quasi esclusivamente per lanciare accuse e addossare responsabilità al predecessore Dario Galli per il deficti contabile.

Per quanto importante e comprovata fosse la situazione di bilancio, non sembrava necessario richiamarla di continuo e indicarla praticamente ogni giorno quale ragione alla base di qualsiasi intervento.

La conferma inattesa arriva proprio da diretto interessato, nel bilancio di fine mandato. “Tra gli obiettivi  raggiunti ricordo l’aver messo in ordine i conti dell’Ente evitando il fallimento e la creazione del gestore unico del servizio idrico integrato. Inoltre, quanto fatto per il trasporto pubblico locale, per i progetti Alptransit, per le questioni ambientali e le piste ciclabili”.

Una visione decisamente personale della realtà, a dimostrazione di quanto fosse politica la priorità del mandato. Nel pieno rispetto della peggior tradizione italiana, screditare a oltranza il predecessore di avversa fazione.

Il tanto sbandierato avvio del gestore unico, ATO, non è infatti altro se non la conclusione di un cammino tortuoso quasi interamente concluso dai tanto screditati predecessori. Anzi, considerati i passaggi rimasti in sospeso, una questione che si poteva chiudere in pochi mesi.

Sul trasporto locale, chiunque si muova all’interno della provincia con auto propria o mezzi pubblici sarà in grado di giudicare.

Il colpo di grazia sulla credibilità del bilancio personale del Presidente uscente arriva però con le ultime due rivendicazioni, praticamente una sorta di suicidio politico. Basta infatti guardare alla quantità di rifuti abbandonati lungo le strade e soprattutto alla situazione dell’Olona (nella più ottimista delle ipotesi immutata negli ultimi quattro anni) per avere un quadro della situazione ambientale.

Veramente difficili da credere infine, le dichiarazioni sulle piste ciclabili. Sotto gli occhi di tutti è la situazione di quelle ereditate (sempre opera del mal sopportato predecessore). Strutture abbandonate, ben oltre il limite della sicurezza oltre a quello superato da tempo della decenza. Con la curiosa coincidenza dei primi e unici interventi degni di tale nome annunciati giusto un mese prima delle elezioni. Infine, con un bilancio praticamente prossimo allo zero su nuove strutture, con tutta la rete viaria provinciale praticamente priva di percorsi separati per auto e biciclette, come ricorda tristemente la cronaca quotidiana.

 

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