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L’ingrato destino di Pedemontana: impegni elettorali più scarsi anche del traffico

Nell’intreccio di interessi, promesse mancate e speculazioni, interessa poco sapere cosa pensa la gente

Quando, ormai sei anni fa,  erano stati inaugurati  in grande stile i primi cantieri di Pedemontana, anche il rivale più agguerrito non avrebbe osato auspicare un destino così avverso all’opera in teoria destinata a diventare simbolo dell’efficienza lombarda. Oggi che simbolo è sì diventata ma di tutt’altro, la vicenda presenta diversi lati oscuri.

Prima di tutto, per fortuna di Roberto Maroni, Presidente uscente di Regione Lombardia, e degli alleati destinati a diventare con buona probabilità suoi successori, per qualche curiosa ragione l’argomento non è ancora entrata a pieno titolo della campagna elettorale. Eppure, soprattutto per gli avversari le ragioni non mancherebbero. A partire dalla promessa, mancata, più clamorosa. Dopo l’annuncio in grande stile a metà 2017 di rendere gratuite le tangenziali di Como e Varese entro fine anno, il termine è infatti tranquillamente stato superato, senza particolari giustificazioni, se non quelle di circostanza circa le immancabili e non meglio definite complicazioni burocratiche impreviste.

Peraltro le stesse già accampate a Solbiate Olona, dopo l’annuncio sempre in stile faraonico e dal sapore vagamente presuntuoso sulle prime opere di compensazione, dove i cantieri hanno prevedibilmente superato la data del 15 gennaio, spacciata come giornata memorabile per l’avvio del primo intervento. Naturalmente, ammesso che si sia disposti a non considerare tale quello sull’Oasi Boza a Cassano Magnago, rimasto caso più unico che raro.

I recenti segnali danno consistenza alla prevedibile tesi di quanto fosse sospetta questa mossa, dal puro sapore di propaganda per entrambe le parti, dove l’unico dubbio è su chi ha retto il gioco all’altro. Appare infatti difficile credere come di fronte alla rapida successione di dimissioni di Federico D’Andrea da Presidente di Autostrada Pedemontana Lombarda (il secondo in meno di un anno dopo la breve gestione Antonio Di Pietro) e la rescissione del contratto con Strabag, incaricata da anni di realizzare il tratto successivo in progetto, ci fosse veramente spazio per una reale volontà di spendere nelle opere di compensazione.

Considerando il livello crescente di incertezza sull’intera sopravvivenza, appare più logico ritenere come invece sia una delle ultime priorità di spesa, di fronte al ritorno comunque minimo in termini di immagine. Un’immagine ormai largamente compromessa non solo dai ritardi cronici, quanto anche dall’ostinazione nel mantenere pedaggi che sarebbero fuori luogo anche sul tracciato completo, e sulla magica sparizione anche della tanto pubblicizzata Greenway, il percorso ciclabile parallelo da realizzare in simultanea sin dai primi chilometri.

Con buona probabilità, per quanto rivendicata a suo tempo come presunto fiore all’occhiello della Giunta regionale di centrodestra, nei fanghi di Pedemontana sono rimasti invischiati anche gli avversari. Almeno, l’unico minimante quotato per creare problemi alle elezioni. Giorgio Gori, candidato del centrosinistra, si è già espresso a favore per il completamente. Da qui a indicare una potenziale via di uscita la strada però, si rivela molto più impegnativa di quella del progetto stesso.

Chi invece secondo abitudine ormai consolidata non si esime dal gridare e inveire contro chiunque osi pensarla diversamente, è il Movimento 5 Stelle. Senza entrare nel dettaglio di dichiarazioni praticamente inutili in un confronto civile, non a caso il candidato Dario Violi accomuna Maroni e Gori quali colpevoli della situazione attuale. Da qui ad arrivare a un minimo di proposta che non sia distruttiva, non se ne parla proprio.

L’aspetto più curioso, o più logico alla luce dei fatti, è come di fronte a uno scenario del genere, nessuno, ma proprio nessuno si preoccupi di provare a chiedere cosa ne pensano di diretti interessati della vicenda. Distogliere risorse dalle dozzine di sondaggi alla ricerca del decimo di punto che fa comodo per dedicarne una frazione a capire se e quanto i lombardi ritengono prioritaria Pedemontana, quale sarebbe secondo loro un pedaggio giusto, quali eventualmente i ritocchi al progetto e le reali opere di compensazione, nessuna traccia. Aspetto più preoccupante, neppure in quella sorta di contenitore universale quali sono le promesse elettorali. Almeno, fino a quando qualcuno non troverà il modo di scaricar le colpe sugli immigrati o collegherà il finanziamento del progetto al costo dei sacchetti per la frutta e la verdura.

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