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Pillole di Valle Olona antinoia: Mulino Balbi

Simbolo del contrasto tra buone intenzioni e realtà, il Mulino di Marnate impersona meglio di ogni altro luogo la difficoltà di tutelare il patrimonio locale.

Testimonianza importante del passato legato alla forza dell’acqua, il Mulino vive infatti un momento per certi versi paradossale.

Da una parte, il recupero dell’area circostante, restituita alla natura e agli abitanti della zona con un bel progetto ambientale.

Dall’altra, l’impossibilità di intervenire sulla struttura stessa, ormai destinata a un probabile collasso da una micidiale combinazione di burocrazia, decisioni e competenze.

In ogni caso, resta la storia. La presenza del mulino di Marnate è infatti attestata fin dal 1469. La proprietà era allora della famiglia Balbi alla quale restò almeno fino al 1566, come risulta da un documento ufficiale che attesta quale proprietario del mulino il signor Gian Filippo Balbi.

Successivamente il mulino passò alla famiglia Cuttica, poi agli Isimbardi, ai Robaglia e infine allo stabilimento Giovanni Candiani. Il mulino funzionò sino alla fine degli anni Venti.

Accanto all’edificio vi erano alcuni lavatoi pubblici e, per questo motivo, il luogo è conosciuto  con il nome “lavandé”.

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