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Pillole di Valle Olona antinoia: Monastero di Santa Maria Assunta

L’alone di leggenda intorno al Monaestero si Santa Maria Assunta, spesso noto semplicemente come Monastero di Cairata, si presta bene ad affrontare una situazione per certi versi surreale come l’attuale emergenza sanitaria.

Da poco restituito a un ruolo degno della propria storia dopoanni di abbandono, il principale simboli di Cairate vive grazie anche al racconto di Serena Gatti della locale Pro Loco, per l‘Ecomuseo della Valle Olona.

Fondato secondo la tradizione in epoca longobarda, tuttavia già prima che divenisse monastero il sito era abitato. Secondo gli esiti dei recenti scavi archeologici il grande terrazzo naturale che si affaccia sull’Olona oggi occupato dal monastero era, in epoca romana e tardoantica (I-VI sec. d. C.), una grande fattoria.

La tradizione affida al leggendario personaggio di Manigunda il merito di aver fondato il cenobio femminile in seguito a una miracolosa guarigione da una presunta malattia di reni.

La giovane nobildonna longobarda, il cui padre possedeva terreni a Cairate, bevve l’acqua miracolosa della fonte di Bergoro e celebrò l’avvenuta guarigione con la fondazione del monastero.

Le sepolture privilegiate di uomini armati  rinvenute con i recenti scavi archeologici e datate metà VI- metà VII sec., confermano, da un punto di vista storico, la presenza longobarda e lasciano a Manigunda i soli onori della leggenda.

Ma il grande potere politico-economico del monastero di Cairate si registra successivamente, in pieno Medioevo, quando nel 1176 l’esercito imperiale di Federico Barbarossa risulta acquartierato nei pressi del borgo e probabilmente lo stesso imperatore passò nella foresteria del monastero la notte precedente la battaglia di Legnano.

Il chiostro che noi oggi vediamo tuttavia, risale al Quindicesimo secolo a conferma del sempre rinnovato potere economico-politico esercitato dal monastero benedettino sul territorio. A quest’epoca risale anche l’ala del monastero denominata di San Pancrazio oggi sede del municipio.

La chiesa annessa, acquista dimensioni sempre più ampie per rispondere alle esigenze di una comunità monastica sempre più numerosa. La badessa Antonia Castiglioni commissiona ad Aurelio Luini, figlio di Bernardino, il Ciclo della Vergine che campeggia sulla parete di fondo della chiesa interna ed ancor oggi ben visibile in seguito allo strappo che ne ha permesso il recupero.

La storia del monastero attraversa i secoli, ma alla fine del Settecento, con l’avvento di Napoleone, il bene viene sottratto al controllo religioso e, nel tempo, rivenduto a privati che, incuranti del valore artistico, lo trasformano in abitazione in nome di esigenze pratiche.

Tra i cittadini di Cairate, c’è chi ancor oggi ricorda la propria infanzia tra le stanze del monastero divenuto abitazione o i pomeriggi dedicati al ricamo con le suore dell’Immacolata Concezione d’Ivrea che furono tra gli ultimi proprietari (metà anni settanta).

Per volere dell’Amministrazione locale, dalla metà degli Anni ’70 è iniziata la graduale acquisizione del bene e quindi il recupero.

Visitare oggi il monastero è un’esperienza unica, un viaggio nel tempo attraverso diverse epoche: ognuna ha lasciato un segno ed anche il recente restauro offre, attraverso le diverse soluzioni di recupero e riqualificazione di spazi e strutture, un’ ulteriore occasione di dialogo tra presente e passato.

Entrare nel chiostro è un’esperienza suggestiva  e coinvolgente; aggirarsi tra le colonne in arenaria osservando capitelli dai soggetti curiosi e inaspettati, o scoprire lo stemma dell’antica famiglia locale, i De Cairate, può essere addirittura divertente.

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