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Non solo TAV, anche Varese senza infrastrutture è condannata

Dopo la prova di compatezza nazionale, l’Unione Industriali prende posizione su Pedemontana

Anche per gli imprenditori varesini è il momento di uscire allo scoperto sulla questione infrastrutture. Dopo aver trascorso diversi mesi a capire le reali intenzioni del nuovo Governo, ora la situazione è considerata preoccupante, al punto da muoversi in modo deciso.

“È la posizione stessa della provincia di Varese a fare delle infrastrutture un tema centrale per lo sviluppo di qualsiasi attività di impresa sul territorio – afferma Riccardo Comerio, presidente dell’Unione Industriali di Varese -. Siamo un tessuto economico per propria natura votato all’export e all’internazionalizzazione, non possiamo rimanere al margine dei più importanti corridoi continentali come quello Ovest-Est (Lisbona-Kiev) e Nord-Sud (Rotterdam-Genova)”.

Grazie anche a Malpensa, il territorio è di fatto un potenziale snodo europeo fondamentale. Da qui, la necessità di completare la rete dei servizi senza più esitazioni, pena la perdita definitiva di competitività. “Non terminare la TAV vorrebbe dire affossare qualsiasi ambizione di crescita delle nostre aziende – prosegue Comerio -. Basta guardare una cartina geografica per capirlo”.

Scontato quindi l’appello alle forze di governo sulla necessità di investite nelle infrastrutture. “Perché assecondare i Comitati del No per inseguire del facile consenso – lamenta il Presidente -, rischia di affossare la nostra crescita e, con essa, il lavoro e il benessere della nostra comunità”.

Una denuncia solo all’apparenza come tante altre. Da tempo infatti non si assisteva a un fronte così compatto sul versante degli imprenditori. E non si parla solo di TAV, naturalmente. “Sono 27 le grandi opere oggi in bilico nel Paese, per un valore di 24 miliardi di euro di cantieri – lamenta Comerio -. L’impresa si è mobilitata in tutta la sua rappresentanza. Senza distinzioni è stato mandato un unico messaggio sostenuto da dodici associazioni datoriali nazionali in rappresentanza di tre milioni di imprese che danno lavoro a 13 milioni di italiani”.

Se la TAV è lo scoglio maggiore, anche gli altri non vanno trascurati. In particolare, nel nord della Lombardia, il vero problema è Pedemontana “Deve assolutamente essere portata a termine per non rendere inutili gli importanti investimenti fatti per realizzare il primo tratto – rilancia Comerio -. Così come è, appesa a metà, anzi per meno di un terzo, rischia di non servire a nulla”.

A ridare vigore alle speranze degli imprenditori locali, la recente manifestazione di interesse di undici operatori per la definitiva realizzazione, realtà in contrasto con le affermazioni governative di intervento inutile.

“L’analisi dei costi e dei benefici si fa all’inizio dell’apertura di un cantiere – conclude Comerio – Una volta aperto però, deve essere portato a termine. Ha dell’irrazionale e dell’incomprensibile mettere sempre in discussione progetti pluriennali all’insediamento di ogni Governo. Rischiamo anche di far perdere di credibilità al Paese”.

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