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Da promessa elettorale a prova di forza, il vicolo cieco di Pedemontana

Dopo la smentita dagli alleati di chi aveva promesso il completamento, produrre in Lombardia resta un atto di fede

La sparata era di quella grossa, anche per il pieno clima elettorale. In qualità di Presidente uscente di Regione Lombardia, Roberto Maroni aveva comunque tutto il diritto di affermare come nel giro di pochi mesi i cantieri di Pedemontana sarebbero ripartiti e soprattutto sarebbe stato tolto il mai digerito pedaggio sulle tangenziali di Varese e Como.

Dichiarazioni aumentate di consistenza proprio con la rinuncia di Maroni a correre per un nuovo mandato in un’elezione dall’esito praticamente scontato, dove il peso della scommessa sarebbe ricaduto per intero sul proprio alleato Attilio Fontana.

Dopo mesi di esitazioni, oggi si può però affermare con certezza (sempre relativa, nel momento in cui si parla di un Paese scarsamente credibile come l’Italia) si trattasse in effetti di una sorta di bufala cosciente. Cioè, o un ulteriore test di credibilità sulla pelle dei lombardi o uno sgambetto al successore, considerando l’attuale posizione attendista di Maroni, dal netto sapore di chi si è seduto sulla riva del fiume ad aspettare.

Ai tanti potenziali beneficiari di Pedemontana con buona probabilità tutto questo interessa poco. Quello che conta sono le dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, sulla garanzia che lo Stato non ha nessuna intenzione di occuparsi dell’infrastruttura monca. Né per sovvenzionare il completamento, né tanto meno per aiutare gli alleati di Governo a mantenere la parola.

L’avversità cronica del Movimento 5 Stelle per le infrastrutture è ormai nota. In genere, tanto più marcata tanto più è necessaria l’infrastruttura. Quindi, Pedemontana al momento può mettersi l’anima in pace e con lei le centinaia di aziende a artigiani che continuano a pagare con una perdita di competitività la mancanza di un collegamento degno di tale nome per ricevere e inviare merci sull’asse nord della Lombardia.

Dove, aspetto non trascurabile, viene sempre prodotta una fetta consistente delle entrate statali. Le stesse con le quali si finanziano le indennità di ministeri. Quelli del Movimento 5 Stelle prima di tutto, ma anche e soprattutto quelli della Lega (ex Nord), esattamente chi aveva promesso ancora una volta di trovare una soluzione a una questione ormai molto vicina alla soglia del ridicolo.

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