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Fallito il gioco di prestigio, finita la campagna elettorale il pedaggio Pedemontana resta lì

Un intervento di Raffaele Cattaneo smentisce la possibilità del via libera al transito gratuito sulle tangenziali

Al momento dell’annuncio, anche per i più accaniti sostenitori di Roberto Maroni, allora Presidente di Regione Lombardia, non deve essere stato facile credere in una effettiva possibilità di togliere il pedaggio dalle tangenziali di Como e Varese legate al progetto Pedemontana. Fino a prova contraria però, un Amministratore ha diritto alla massima credibilità.

Ecco, ora probabilmente siamo molto vicini alla prova contraria, anche al netto delle rettifiche di circostanza. Dopo il superamento in sordina della scadenza fissata lo scorso 31 dicembre e il rinvio per troppi versi contorto ai mesi successivi, sempre però rigorosamente entro i tempi della campagna elettorale, ora che Maroni non è più Presidente e la palla scottante è passata nelle mani di Attilio Fontana, i nodi stanno venendo al pettine.

Aspetto non secondario proprio per mano di chi su Pedemontana ha saputo costruire in passato buona parte delle proprie fortune politiche. L’annuncio con tanti aspetti di una resa arriva infatti da Raffaele Cattaneo, oggi Assessore ripescato nella nuova Giunta, a suo tempo Assessore ai trasporti e mobilità di Regione Lombardia durante l’apertura dei cantieri e i primi anni di lavori.

Per la precisione, come riportato online da La Provincia di Como. “La strada ipotizzata di azzerare il pedaggio attraverso l’accordo con Anas, mi sembra più problematica, per problemi di natura tecnica e anche legati a questo accordo – dichiara Cataneo -. Forse non risponde completamente alle esigenze del nostro territorio perché consegna ad Anas la gestione di molte strade lombarde. Io invece, credo sia meglio restino alla Lombardia ”

L’idea era infatti quella di scaricare su Anas la gestione dell’opera (o almeno delle tangenziali) e della relativa fase di transizione, attraverso la nuova società in compartecipazione Lombardia Mobilità. Prima ancora di considerazioni territoriali, operazione comunque destinata ad andare in porto solo dietro un consistente conguaglio a Pedemontana, probabilmente intorno al miliardo di euro.

D’altra parte, una soluzione potenzialmente in grado di smuovere l’intricata situazione nella quale si è infilato il progetto. Palesemente fallita l’idea di finanziare le tratte successive con gli introiti della prima (troppo corta e costosa per rivelarsi già strategica), senza un cambio netto di strategia il progetto è destinato a fallire. Una tale iniezione di contanti, cambierebbe invece le carte in tavola. Considerato l’ammontare delle somme necessarie a riaprire i cantieri e la scarsa appetibilità dell’infrastruttura attuale, senza un intervento statale difficilmente Pedemontana arriverà infatti a Dalmine. Ma più verosimilmente, neppure oltre il poco utile capolinea attuale di Lentate sul Seveso.

Nel frattempo, l’unica certezza è un nastro di asfalto con due carreggiate di altrettante corsie del quale si parla molto più per i pedaggi da record che per l’effettiva utilità. E già questo è in segnale importante, una potenziale figuraccia per Regione Lombardia, della quale prima sarebbe il caso che qualcuno venisse chiamato a rendere conto.

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