Notiziario

Una merla non può far primavera, ma quest’anno ci va vicino

Il piacevole gennaio più caldo del dovuto si traduce in un rischio per campi e salute

Non è solo la sensazione di calore indotta dai falò della Gioebia a riscaldare gli animi. Nonostante siamo nel pieno dei tre giorni della merla, è proprio il clima in sè a offrire giornate tutt’altro che invernali, soprattutto nelle ore centrali. E, neppure di poco, secondo i rilevamenti di Coldiretti, attenta a sottolineare anche le ripercussioni poco piacevoli di queste temperature solo all’apparenza benevole.

Secondo un’analisi dei tecnici dell’Associazione degli agricoltori su dati Ucea, nelle prime due settimane di gennaio le temperature minime si sono rivelate mezzo grado al di sopra delle medie stagionali, mentre le massime addirittura 2,3 gradi superiori.

Con queste temperature, facile iniziare a cogliere i primi segni di risveglio vegetativo in pesante e pericoloso anticipo. Forte è infatti il rischio di imbattersi ancora in un improvviso calo delle temperature con effetti pesanti sulle piante in fiore e di conseguenza sulla successiva raccolta dei frutti.

La preoccupazione Coldiretti è trovarsi di fronte non a un caso isolato ma dover fare i conti con una ulteriore conferma di cambiamenti climatici capaci di moltiplicare gli eventi estremi, sfasare le stagionali e con precipitazioni brevi, ma intense e il repentino passaggio dal sereno al maltempo.

Effetti pronti a uscire dai campi per arrivare letteralmente nelle strade e nelle case di tutti. Prontamente, la situazione attuale ha infatti fatto scattare un nuovo allarme smog nei capoluoghi della Lombardia. A gennaio infatti, è caduto circa il 30% di pioggia in meno rispetto alla media.

“Bisogna intervenire in modo strutturale favorendo nelle città la diffusione del verde pubblico e privato capace di catturare lo smog – sostiene Coldiretti -. Le piante concorrono a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi: in Italia però ogni abitante dispone nelle città capoluogo di appena 31 metri quadrati di verde urbano”.

La situazione peggiora in diverse città lombarde a cominciare da Milano, dove ogni abitante dispone in città di poco più di 17 metri quadrati di verde urbano a testa. La disponibilità di verde urbano pro capite rimane sotto il dato nazionale anche nella città di Lecco (14,1 metri quadrati), Bergamo (18,4 metri quadrati), Varese (18,5 metri quadrati) e Brescia (29,5 metri quadrati). Appena sopra Cremona (31,2 metri quadrati).

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