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Da potenziali discariche a rimedio contro la siccità, il nuovo futuro della cave

Le conseguenze del drastico calo di piogge negli ultimi anni spinge Coldiretti a lanciare una proposta inaspettataVarese sempre più a secco. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti provinciale su dati Ucea, che stima come negli ultimi quattro anni, sotto il Sacro Monte, le precipitazioni siano calate del 30,4%. “Dati che non possono far altro che destare preoccupazione — spiega Fernando Fiori, Presidente della Coldiretti Varese —. Negli ultimi anni si registra un vero e proprio problema siccità che ha colpito anche i nostri territori, notoriamente tra i più piovosi d’Italia”.

Come facile prevedere, i danni recati all’agricoltura da questa mancanza di acqua si sono fatti sentire già negli anni passati. Considerate le premesse e il periodo di scarse precipitazioni ormai prolungato dallo scorso autunno, se la situazione non dovesse migliorare, l’estate porterà ulteriori problemi, mettendo così a rischio la produzione di ortaggi e di frutta, così come quella di fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte per i grandi formaggi tipici del territorio. “Un’altro problema di questo clima tropicalizzato – aggiunge Fiori -, è l’arrivo degli acquazzoni con forti grandinate tra un periodo di siccità e l’altro, fonte di altri danni”.

Nel varesotto il livello di piogge è infatti passato dai 1.001,8 millimetri caduti nel 2013, ai 696,9 del 2016, con un picco negativo registrato nel 2015 di 644,0 millimetri. La situazione delle nostre zone ricalca quella del Paese, che sta vivendo la primavera più asciutta dal 1800. L’allarme siccità degli ultimi giorni, in Italia, vede nelle città e nelle campagne un livello di precipitazioni inferiori di quasi del 50% rispetto al periodo di riferimento, arrivato dopo un inverno particolarmente asciutto con un deficit idrico del 48%.

Come sottolinea Coldiretti, gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti. Di fronte alla tropicalizzazione del clima, per continuare a mantenere l’agricoltura di qualità, bisogna organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi, con interventi strutturali che non possono essere più rimandati.

Prontamente, viene messa sul tavolo un’idea. Tanto originale quanto semplice. Praticamente, nel varesotto esistono qualcosa come 108 cave abbandonate che possono essere viste come un’enorme e vuota bottiglia di acqua. Questi invasi potrebbero essere una soluzione locale al problema della siccità. “Questi giacimenti sotterranei dismessi potrebbero essere usati per accumulare le risorse idriche, utili per irrigare i campi, che ad oggi mancano – propone Fiori -. Ovviamente non tutte le cave sono utilizzabili: occorre uno studio per scegliere quelle più adatte dal punto di vista geologico e ambientale».

Più in generale, in tutta la Lombardia, le cave dismesse sono poco meno di tremila. Secondo le stime Coldiretti, si potrebbero accantonare usando gli invasi di solo il 10% dei siti presenti nella regione, almeno 90 milioni milioni di metri cubi di acqua ogni anno. “Serve uno studio approfondito dei siti più idonei e delle quantità potenziali di acqua da stoccare nei periodi abbondanza – aggiunge Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombardia –, sfruttando anche la rete dei canali e i collegamenti idrici gestiti dai vari consorzi di bonifica. In un’epoca di cambiamenti climatici, con un inverno come l’ultimo appena trascorso quando in Lombardia è caduto fra il 70 e l’80% di pioggia in meno, le riserve di acqua stanno diventando importanti come quelle di gas e petrolio”.

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